Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha registrato 146 eventi meteorologici estremi che hanno causato danni significativi al settore agricolo. Solo negli ultimi due anni, tra gennaio e settembre, si sono verificati 79 eventi, oltre la metà del totale dell’ultimo decennio.
Secondo il report “Città Clima – Speciale Agricoltura” di Legambiente, presentato lo scorso 20 novembre a Roma durante il VI Forum Agroecologia Circolare, il cambiamento climatico sta mettendo in crisi l’agricoltura italiana, causando danni per milioni di euro.
Le regioni più colpite e i danni all’agricoltura
Le regioni italiane che hanno subito il maggior numero di eventi meteorologici estremi sono:
- Piemonte (20 eventi)
- Emilia-Romagna (19 eventi)
- Puglia (17 eventi)
- Sicilia e Veneto (14 eventi ciascuna)
- Sardegna (11 eventi)
Le conseguenze sono devastanti: distruzione di frutteti e vigneti, perdite di raccolti di ortaggi, mais, barbabietole e altre colture di pregio.
L’agrivoltaico come risposta alla crisi climatica
Per contrastare gli effetti del cambiamento climatico sull’agricoltura, Legambiente promuove l’agrivoltaico, ovvero l’integrazione tra impianti fotovoltaici e coltivazioni.
Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, sottolinea come il settore agricolo non solo subisca il riscaldamento globale, ma contribuisca anche alle emissioni di gas serra. Per ridurre il problema, oltre a investire in pratiche biologiche, è necessario puntare sulle energie rinnovabili e sull’agrivoltaico, che offre numerosi vantaggi:
? Riduzione dell’evaporazione del suolo, mantenendo un’umidità ottimale per le coltivazioni.
? Recupero delle acque meteoriche, rendendo più efficiente l’irrigazione.
? Protezione da eventi climatici estremi, come grandinate, ondate di calore o forti piogge.
? Ombreggiamento delle colture, limitando l’eccessivo irraggiamento solare.
Uno studio dell’Università dell’Arizona, in collaborazione con il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, ha dimostrato che in un appezzamento agrivoltaico l’umidità del suolo può essere del 15% superiore rispetto a un campo senza pannelli solari.
Colture che beneficiano dell’agrivoltaico
Le colture più adatte agli impianti agrivoltaici sono:
? Erbe aromatiche (rosmarino, salvia, tè verde)
? Ortaggi (peperoni, melanzane, zucchine)
? Frutta (fragole, frutto del drago)
? Piante da foraggio e aloe per usi cosmetici o farmaceutici
Ricerche hanno dimostrato che, grazie all’ombreggiamento dei pannelli, queste colture possono registrare un aumento della resa tra il 20% e il 60%.
Agrivoltaico e incentivi del PNRR
Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) prevede che, senza interventi di mitigazione, l’agroalimentare italiano potrebbe perdere fino a 12,5 miliardi di euro all’anno entro il 2050.
Per far fronte alla crisi, il PNRR ha stanziato 2,35 miliardi di euro per il Parco Agrisolare, che prevede l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti di aziende agricole per quasi 1,4 MW di nuove installazioni entro il 2026. Inoltre, sono stati stanziati 1,1 miliardi per progetti agrivoltaici, con 643 progetti presentati (il 56% nel Sud e nelle Isole), per una capacità totale di 1,7 GW.
Prospettive future: le richieste di Legambiente
Per rendere l’agricoltura più resiliente, Legambiente propone di:
? Favorire sistemi di micro-irrigazione e il riutilizzo delle acque reflue depurate.
? Promuovere colture meno idroesigenti e pratiche agricole sostenibili.
? Ridurre il carico zootecnico per limitare le emissioni del settore.
? Sostenere l’occupazione giovanile nel settore agricolo.
? Incentivare innovazione e biometano, oltre all’agrivoltaico.
Conclusione
L’agrivoltaico rappresenta una soluzione concreta per proteggere il settore agricolo dagli effetti del cambiamento climatico, garantendo al contempo produzione di energia pulita e riduzione delle emissioni. Non si tratta di un conflitto tra fotovoltaico e agricoltura, ma di un’opportunità di integrazione intelligente che può rafforzare entrambe le realtà.
Autore: Massimiliano Cassano
Fonte: QualEnergia.it del 02.12.2024